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Venerdì, 4 Luglio 2025
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Stage e tirocinio quali differenze?
Stage e tirocinio rappresentano strumenti fondamentali per avvicinarsi al mondo del lavoro e acquisire competenze pratiche. Spesso, però, nel linguaggio comune vengono usati come sinonimi, alimentando confusione su natura giuridica, finalità, obblighi e diritti. In realtà, stage e tirocinio sono due concetti distinti, anche se possono sovrapporsi sotto alcuni aspetti pratici.
Questa guida aggiornata chiarisce le differenze, le regole e i diritti connessi a queste esperienze formative, così da aiutare giovani, lavoratori e imprese a orientarsi con consapevolezza.
Stage e tirocinio indicano entrambi un’esperienza pratica e formativa ma non lavorativa svolta presso un’azienda o un ente. Tuttavia, la distinzione principale risiede nel quadro normativo e nella finalità.
Il termine “stage” in Italia non ha una definizione giuridica autonoma e viene usato prevalentemente in senso generico per indicare qualsiasi percorso formativo in azienda. Spesso si utilizza “stage” come sinonimo di tirocinio extracurriculare, ma questa è una semplificazione.
Il tirocinio, invece, è una misura disciplinata da norme precise, sia a livello nazionale sia regionale, e ha lo scopo di far acquisire competenze pratiche e professionali senza costituire un rapporto di lavoro subordinato. È uno strumento di politica attiva per favorire l’ingresso o il reinserimento nel mercato del lavoro, e la sua regolamentazione è affidata in larga parte alle Regioni.
In breve, possiamo dire che tutti i tirocini possono essere chiamati stage nel linguaggio comune, ma non tutti gli stage sono veri e propri tirocini regolati dalla legge.
Il tirocinio si suddivide in due grandi categorie: curriculare ed extracurriculare.
Il tirocinio curriculare è previsto all’interno di percorsi di istruzione o formazione, come scuole superiori, ITS, università o master. È obbligatorio per il conseguimento di crediti formativi o del titolo di studio. Non prevede necessariamente un’indennità economica, anche se è possibile riconoscere un rimborso spese, specie nei percorsi universitari.
Il tirocinio extracurriculare è rivolto a chi ha concluso gli studi o è disoccupato, inoccupato o in condizione di svantaggio. Serve a favorire l’ingresso o il reinserimento nel mercato del lavoro. Dal 2012 (Legge Fornero, art. 1, comma 34-36, L. 92/2012) e con le Linee Guida Stato-Regioni 2017, i tirocini extracurriculari devono prevedere obbligatoriamente un’indennità minima, definita dalle singole Regioni, che nel 2025 varia generalmente tra 300 e 800 euro lordi al mese. La somma non è soggetta a contributi previdenziali, ma concorre al reddito imponibile ai fini fiscali.
Esistono anche i tirocini professionalizzanti, obbligatori per accedere ad alcune professioni regolamentate, come avvocati o commercialisti, che richiedono specifiche durate e programmi formativi, culminando spesso in un esame di Stato.
Lo stage inteso in senso stretto è spesso legato a esperienze di breve durata, di osservazione o di orientamento, finalizzate a conoscere il contesto lavorativo. Può durare da pochi giorni a poche settimane e non ha obblighi normativi specifici né garanzie come quelle previste per il tirocinio. È una formula particolarmente usata nelle scuole superiori (es. percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento, ex alternanza scuola-lavoro).
Tuttavia, molti continuano a chiamare “stage” anche i tirocini extracurriculari, creando confusione. Proprio per questo, se stai valutando un’esperienza formativa, è fondamentale chiedere sempre se si tratti di un tirocinio regolamentato o di uno stage non disciplinato dalla normativa.
La durata di stage e tirocini varia in base alla tipologia e alle normative regionali. I tirocini curriculari durano da poche settimane a 12 mesi, mentre gli extracurriculari vanno da 2 a 12 mesi (fino a 24 per persone con disabilità). I tirocini professionalizzanti durano 6-18 mesi.
Chi svolge un tirocinio non è un lavoratore subordinato, ma ha diritto a copertura assicurativa (INAIL e responsabilità civile) e, per i tirocini extracurriculari, a un’indennità di partecipazione stabilita a livello regionale. Il tirocinante deve impegnarsi con serietà, rispettare gli orari e collaborare con i tutor. Al termine del percorso, con almeno il 70% di partecipazione, ha diritto a un attestato di competenze.
Le aziende devono nominare un tutor aziendale, garantire la copertura assicurativa e comunicare l’avvio del tirocinio agli enti competenti, stipulando una convenzione e un progetto formativo. Esistono limiti numerici sui tirocinanti ospitabili (es. 1 tirocinante fino a 5 dipendenti, massimo 10% oltre 20 dipendenti) per prevenire abusi. Dal 2025, nuove Linee Guida nazionali rafforzeranno la disciplina, con bilanci di competenze obbligatori, limiti più stringenti, possibili obblighi di assunzione e maggiori controlli e sanzioni, come già anticipato da regioni all’avanguardia come la Toscana.
Sia per i tirocinanti che per le aziende, l’esperienza deve essere proattiva. Il tirocinante deve prepararsi, partecipare attivamente e costruire relazioni. Le aziende, d’altro canto, devono investire nella formazione, nominare tutor competenti e offrire feedback costanti per trasformare il tirocinio in una preziosa opportunità di apprendimento e selezione di talenti.
Seppur spesso utilizzati come sinonimi, stage e tirocinio presentano differenze precise, specie dal punto di vista normativo e dei diritti garantiti. Mentre lo stage è un termine generico, il tirocinio è uno strumento regolato e sempre più valorizzato come politica attiva per l’occupazione, specie nella sua forma extracurriculare, che prevede obblighi economici e formativi precisi. Il 2025 si prospetta come un anno chiave per l’evoluzione della disciplina, con nuove regole orientate alla qualità e alla tutela dei tirocinanti.
Conoscere nel dettaglio le differenze tra stage e tirocinio è fondamentale per sfruttare al meglio queste esperienze. Bisogna evitare fraintendimenti e trovare percorsi realmente utili per il futuro professionale.
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