Decreto del Primo Maggio: le novità per lavoratori e imprese

Pubblicato lunedì, 15 Maggio 2023

Il 1° maggio 2023, il Consiglio dei Ministri ha approvato un decreto-legge che introduce misure urgenti per l’inclusione sociale e l’accesso al mondo del lavoro(governo.it).

Il provvedimento, proposto dal Presidente Giorgia Meloni e dal Ministro del lavoro e delle politiche sociali Marina Calderone, si articola in diversi ambiti: la riduzione del cuneo fiscale e contributivo per i lavoratori dipendenti, il contrasto alla povertà e all’esclusione sociale, la promozione delle politiche attive del lavoro, la riforma del contratto di lavoro a termine, il rafforzamento delle regole di sicurezza sul lavoro e la sostituzione del Reddito di Cittadinanza con una nuova misura di sostegno economico e di inclusione sociale.

In questo post, analizzeremo le principali novità contenute nel decreto e le loro possibili ricadute sul mercato del lavoro italiano.

Il decreto primo maggio
Il decreto primo maggio: le novità

Decreto del Primo Maggio: caratteristiche

Cuneo fiscale e contributivo

Il decreto prevede un innalzamento dell’esonero parziale sulla quota dei contributi previdenziali per l’invalidità, la vecchiaia e i superstiti a carico dei lavoratori dipendenti per i periodi dal 1° luglio al 31 dicembre 2023 (con esclusione della tredicesima). L’esenzione è innalzata al 7 per cento se la retribuzione imponibile non eccede l’importo mensile di 1.923 euro e al 6 per cento se la retribuzione imponibile non eccede l’importo annuo di 35.000 euro. L’obiettivo è quello di ridurre il cuneo fiscale, ossia la differenza tra il costo del lavoro sostenuto dal datore di lavoro e il salario netto percepito dal lavoratore. Si stima che l’intervento possa portare a un incremento medio dello stipendio netto in busta paga di circa 100 euro mensili.

Inoltre, il decreto conferma l’incremento della soglia dei fringe benefit a 3.000 euro per il 2023, esclusivamente per i lavoratori dipendenti con figli a carico. I fringe benefit sono quei benefici accessori al salario che il datore di lavoro concede al dipendente. Questi benefici sono soggetti a tassazione solo per una parte del loro valore e quindi rappresentano una forma di remunerazione più vantaggiosa rispetto al salario monetario. Con l’aumento della soglia dei fringe benefit, si vuole incentivare i datori di lavoro a offrire ai propri dipendenti con figli a carico delle forme di welfare aziendale.

Infine, il decreto del primo maggio prevede una estensione ai genitori vedovi della maggiorazione dell’assegno unico prevista per i nuclei familiari in cui entrambi i genitori siano occupati. L’assegno unico è una misura introdotta dalla legge di bilancio 2022. Sostituisce le precedenti detrazioni fiscali per figli a carico e consiste in un beneficio economico mensile erogato dall’INPS ai genitori con figli minori o disabili.

Assegno di inclusione

L’assegno di inclusione è una nuova misura di contrasto alla povertà che entra in vigore dal 1° gennaio 2024 e che sostituisce il Reddito di Cittadinanza. Questo assegno si rivolge alle famiglie con componenti fragili, cioè con una persona con disabilità, un minorenne o un ultra-sessantenne. L’assegno è una integrazione al reddito che varia da 480 a 500 euro mensili in base alla composizione del nucleo familiare e alla scala di equivalenza. Inoltre tiene conto del numero dei componenti e della loro condizione.

L’assegno viene pagato direttamente al beneficiario senza usare una carta di pagamento elettronica. L’assegno è subordinato alla sottoscrizione di un patto di attivazione digitale. E’ necessario anche presentarsi trimestralmente presso i patronati o i servizi sociali e i centri per l’impiego. Questo per aggiornare la propria posizione e di accedere alle opportunità formative e occupazionali offerte dal sistema pubblico.

L’assegno è erogato per un periodo massimo di 18 mesi continuativi, con la possibilità di un rinnovo per ulteriori 12 mesi. Per accedere all’assegno bisogna avere la cittadinanza italiana o l’autorizzazione al soggiorno, una residenza in Italia da almeno due anni. Bisogna avere anche una situazione economica che rispetti i seguenti requisiti: un ISEE non superiore a 9.360 euro e un reddito familiare inferiore a 6.000 euro annui moltiplicati per la scala di equivalenza. La soglia massima dei 6.000 euro annui viene incrementata in caso di affitto della casa di abitazione fino a un massimo di 3.360 euro annui. In caso di inizio di lavoro dipendente da parte di uno dei componenti del nucleo familiare fino a un massimo di 3.000 euro annui lordi.

La domanda per l’assegno di inclusione deve essere presentata all’INPS attraverso i canali telematici disponibili o tramite i patronati o i servizi sociali. La domanda deve essere corredata dalla dichiarazione sostitutiva unica (DSU) attestante la situazione economica del nucleo familiare. L’erogazione dell’assegno decorre dal primo giorno del mese successivo a quello della presentazione della domanda.

Politiche attive del lavoro

Il decreto prevede una serie di interventi volti a promuovere le politiche attive del lavoro.

L’obiettivo è di assicurare un’adeguata formazione a chi non ha un’occupazione ed è in grado di svolgere un’attività lavorativa. Inoltre vuole favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro.

Tra le principali misure, si segnalano:

  • Una piattaforma digitale per la ricerca del lavoro che offre servizi online come consulenza, formazione, tirocini e servizio civile.
  • Uno strumento di attivazione al lavoro che sostituisce il Reddito di Cittadinanza e prevede un’indennità di partecipazione di 350 euro al mese per un massimo di 18 mesi.
  • Il rifinanziamento del Fondo nuove competenze, che sostiene le imprese che investono nella formazione dei propri dipendenti per adeguarli alle esigenze del mercato del lavoro. Il Fondo è dotato di 200 milioni di euro per il 2023 e di 300 milioni di euro annui dal 2024 al 2026
  • Nuovi incentivi alle assunzioni di giovani NEET con una riduzione contributiva fino al 100% per un massimo di 24 mesi.
  • La modifica della disciplina del contratto di lavoro a termine. Si prevede la possibilità di stipulare contratti a termine di durata compresa tra i 12 e i 24 mesi senza specifiche causali nei casi previsti dai contratti collettivi o per esigenze di natura tecnica, organizzativa o produttiva individuate dalle parti. Inoltre, si prevede la riduzione della durata massima dei contratti a termine da 36 a 24 mesi e l’aumento della contribuzione addizionale da versare in caso di superamento dei limiti temporali(lavoro.gov.it).

Decreto del primo maggio: Conclusioni

Il decreto-legge approvato dal governo Meloni il 1° maggio 2023 rappresenta un intervento complesso e articolato sul mondo del lavoro. Questo decreto mira a conciliare le esigenze di sostegno al reddito delle famiglie più fragili con quelle di incentivazione dell’occupazione e della formazione dei lavoratori. Il provvedimento introduce importanti novità sul fronte della riduzione del cuneo fiscale e contributivo, del contrasto alla povertà e all’esclusione sociale. Si focalizza inoltre sulle politiche attive del lavoro, della riforma del contratto a termine e della sicurezza sul lavoro.

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